sabato 10 febbraio 2018

TUTTO QUEL CHE DOVETE SAPERE SULLA GERMANIA, SULL'EURO E SUI "CORRIVI"

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1. Affinché si comprenda a fondo come e perché l'attuale situazione politica tedesca sia oggetto di speranzose attenzioni che corrispondono a un wishful thinking (solo) italiano, (relativo a un reale e non immaginario mutamento della natura e degli scopi essenziali dei trattati europei), forniamo un quadro schematizzato della politica e dell'ordinamento che hanno caratterizzato la Germania. 
E ci limiteremo alla coerenza ed alla prevedibilità delle linee politico-economiche, espresse da tali aspetti, entro l'arco di tempo che ha visto nascere, attraverso una serie altrettato coerente di trattati, il c.d. federalismo europeo.

2. Quanto a ciò che ha preceduto, durante l'epoca nazista, l'attuale Germania ordoliberista, vale comunque la pena di rinviare ad altri documenti di certa e diretta provenienza, ed alle analisi relative, che attestano un'irresistibile vocazione tedesca al dominio "federato" sul resto del continente (un approfondimento coordinato di questo insieme di indicazioni storiche ed economico-politiche, senza trascurare quanto peso esse ebbero sullo stesso "percorso circolare" del Manifesto di Ventotene, richiederebbe la scrittura di un intero libro...): 


  


IL MONDO SECONDO HITLER

Per concludere un'eloquente cartolina del 1942 segnalataci da Lorenzo:


3. Rammentiamo, nell'introdurre l'argomento, che la Costituzione tedesca prevede bensì la realizzazione di "un'Europa unita", ma all'interno "di un'espressa norma di intenso filtro nell'adeguamento  tedesco all'ordinamento dell'Unione europea, posto in modo da far prevalere, nello sviluppo di tale processo, il punto di vista dell'interesse nazionale, e insieme prefissando, come contenuto stabilito unilateralmente da tale norma costituzionale tedesca, quali siano i principi fondamentali a cui si deve ispirare la stessa Unione...
Ne consegue perciò la definizione della stessa Unione europea, dall'invalicabile punto di vista costituzionale tedesco, come mera Staatenverbund, cioè "associazione tra Stati", che produce norme tutte indistintamente di livello inferiore a quelle costituzionali tedesche.

4. Svolte queste premesse muoviamo dall'affermazione, così spesso fatta dai nostri leader di governo, che la Germania sia un "modello" per noi, suggestione tanto forte che, ancor oggi, viene espressamente proposta dai più illustri commentatori mediatici persino con riferimento alla fase di crisi politico-elettorale in corso, in ogni suo sviluppo (!). 
Abbiamo quindi a suo tempo segnalato come questo modello (e se avete letto anche solo una buona parte dei links che precedono, dovrebbe essere storicamente molto chiaro), sia il "mercantilismo"
Non esattamente un modello cooperativo ed adatto a portare la pace e la prosperità tra i popoli europei: 
"Qui vorremmo completare il panorama delle caratteristiche e conseguenze del capitalismo mercantilista, quali ricostruite da Galbraith nel suo "Storia dell'Economia" ...:
a)  "l'avvento dello Stato nazionale fu accompagnato dalla stretta, intima, associazione tra l'autorità statale e l'interesse dei mercanti" (pag.47), "...Lo Stato è una creatura dei contrastanti interessi commerciali, che avevano in comune l'obiettivo di uno Stato forte, a condizione di poterlo manovrare a proprio esclusivo vantaggio" (pag.48). 
a1) L'interesse nazionalistico organizzato nello Stato e nella sua sovranità escludente è una fondamentale caratteristica del mercantilismo, in sè palesemente antitetica alla cooperazione necessaria in un'unione economico-monetaria
a2) Piegarsi al modello tedesco significa amplificare e propagare questa NON COOPERAZIONE, con ciò minando lo stesso scenario della "pace" tra i popoli europei, sempre più spinti verso l'interesse nazionale-commerciale incarnato egoisticamente dal proprio Stato contrapposto agli altri ("competitori"; enunciato che per la verità troviamo nell'art.3, par.3 del TFUE, e fa dubitare della conformità a costituzione del Trattato stesso ai sensi dell'art.11 Cost.);
b) "nel pensiero e nella pratica mercantilistici i salari contavano poco o nulla...Non c'era nulla su cui costruire una teoria dei salari; e infatti nessuna teoria del genere figurò in una posizione di rilievo nel pensiero mercantilistico." (Pag.50);
c) pur nella ovvia attualizzazione del mercantilismo innestato sullo Stato nazionale moderno, e coscienti dell'evoluzione tecnologica e produttiva, vale ancora il seguente "decalogo" del mercantilista (pag.56, elaborato da Mun, in England's Treasure, nell'800):
- " un eccessivo consumo di merci straniere nella nostra alimentazione e nel nostro abbigliamento.." va scongiurato;
-  "se il consumo debba essere eccessivo che lo sia dei nostri propri...manufatti...dove l'eccesso del ricco può essere il lavoro del povero";
- "vendi sempre agli stranieri a caro prezzo quel che non hanno, a buon mercato quel che possono ottenere altrimenti...dove possibile, compera a buon mercato da paesi lontani anzichhè da mercanti dei vicini...";
- "non dare occasioni di affari a concorrenti che operano nelle tue vicinanze".

5. Questa sostanza invariabile dell'approccio tedesco alle relazioni economiche internazionali, d'altra parte, spiega anche perchè, di fronte ai costanti problemi suscitati dall'assetto dell'euro (che, all'interno della relativa area valutaria, deve agire come un gold standard, come affermano all'unanimità i suoi stessi ideatori), risultino come meri esercizi di propaganda sedativa, o evocativa di false speranze, tutti i "vertici" tra leaders €uropei e le proposte di riforma che raccontano di un "nuovo" atteggiamento tedesco. 
Con periodicità quasi comica, con i tempi di un consumato comico che dal palcoscenico elargisce un "tormentone" sicuro del suo effetto sul pubblico, si discute, tra leaders serissimi (quando vanno alle conferenze stampa finali) di un (improvviso) ripensamento tedesco, solidaristico con gli altri paesi-membri, e, in particolare, collaborativo sul piano di politiche fiscali e salariali (reflattive) volte a riequilibrare il costante attivo delle partite correnti che la Germania accumula religiosamente, ogniqualvolta si trovi in condizione di imporre un vincolo monetario ai suoi nalcapitati - ma indubbiamente e non casualmente corrivi - partners europei.

"In realtà, il complesso della discussione comunicata all'esterno, non fa emergere alcuna intenzione di revisione dei trattati rispetto alla loro attuale impostazione: e lo diciamo per coloro che credono che si possa discutere con la Germania per chiedere misure riequilibratici che presuppongono, per necessità logica, tale revisione. 
Facciamo un esempio che nella situazione contingente, è il più significativo e attuale.
Supponiamo cioè che si muova, in una formale trattativa di salvezza dell'eurozona (e, con essa, della parte più importante del  motore presuntamente "cooperativo" europeo) una richiesta alla Germania di reflazionare: cioè di rivalutare, per via di politiche fiscali (espansive) e del lavoro (adeguate politiche salariali), il proprio tasso di cambio reale, allentando la pressione sulla correzione imposta agli altri paesi in termini di svalutazione interna (e quindi di politiche deflattive operate tramite austerità fiscale nonchè legislazione del mercato del lavoro che, attraverso disoccupazione e precarizzazione accentuate, portino alla riduzione dei salari nominali, riallineandoli alla rispettiva produttività reale, cioè inseguendo la Germania sul piano delle sue proprie politiche deflattive anticipate dalla fine degli anni '90). 
Per poter ottenere un qualche risultato in questa direzione, occorrerebbe che il sistema sanzionatorio attuale, praticamente a effetti nulli, fosse profondamente rivisto: invece della procedura avviata, nel 2013 (!) dalla Commissione per lo squilibrio eccessivo dei conti esteri tedeschi non s'è saputo più nulla e la Germania continua imperterrita nel suo atteggiamento mercantilista. 
In pratica, il quadro legale europeo, sugli squilibri da avanzo eccessivo delle partite con l'estero, è un mero palliativo sprovvisto di qualsiasi persuasività normativa.

Va poi precisato che senza intaccare questo pseudo-sistema di inefficace correzione del più anticooperativo degli squilibri macroeconomici, con ciò arrivando a una revisione dei trattati e delle fonti da esso derivanti (in particolare del regolamento concernente la Macroeconomic Imbalance Procedure — MIP), l'Italia non ha alcun speranza di vedere accolta la proposta di "avere margini di flessibilità per tagliare l’Irpef e per gli investimenti".
Una tale pretesa, infatti, allontanerebbe l'Italia dalla strada della correzione svalutativa interna imposta dal bench mark della produttività reale e del CLUP tedesco, portando l'Italia stessa, e non la Germania, a reflazionare e, quindi, a subire ancora di più la pressione competitiva dei prodotti tedeschi (e non solo) sul nostro mercato interno, rimangiandosi, mediante un ritorno al disavanzo estero, la poca crescita che tali misure, comunque molto limitate nelle dimensioni che sarebbero consentite, potrebbero innescare.
Ma, senza aggiungere altro discorsi fatti in fin troppe occasioni, si comprende anche come una trattativa per far reflazionare la Germania, o anche concedere a un paese "debitore" dell'eurozona una maggior flessibilità fiscale, scivolando, agli occhi dei tedeschi e dei nostrani liberal-europeisti, nel "vivere al di sopra dei propri mezzi", sia completamente al di fuori di ogni possibile orizzonte culturale, direi del bagaglio concettuale, disponibile alla classe dirigente che governa l'€uropa. 

E che non vorrà, a qualsiasi costo, rinunciare alle sue prerogative: meno che mai attraverso un “calendario stretto e a impegni precisi”, nel senso di rivedere dei trattati che, allo stato, consentono legittimamente all'impostazione tedesca di intendere ogni rilancio della stessa €uropa solo e sempre come un inasprimento delle condizioni di consolidamento fiscale mediante "regole automatiche" e nella ricerca della stabilità dei prezzi e della moneta, facendo esclusivamente  pagare ai propri partners più "deboli" ogni aggiustamento. 
...
Non aver chiaro questo retroterra ideologico, fideistico e economico-negoziale, e illudersi di una ragionevolezza e di una "disponibilità" tedesche, non può che portare ad una perdita di tempo prezioso e a un disastro per l'intera €uropa.  

7. Ne deriva che finché non si abbia chiaro cosa sia la moneta unica e perché, per i vari suoi sostenitori distruibiti nelle elites capitaliste dei vari paesi aderenti,  la Germania debba necessariamente esserne parte, non si potrà mai comprendere la realtà. 
La moneta unica, infatti, è un successo, per queste elites: e la Germania un elemento benefico di propulsione del modello sociale che considerano irrinunciabilmente da realizzare. 
Le riforme dei trattati, quindi, non possono servire ad altro che a consolidare tale successo
Certo, è anche importante disporre di una narrazione che possa far apparire questi obiettivi, elitari e timocratici, come "qualcosa di sinistra", come una rivoluzione liberale benefica per le classi sociali più deboli

"...Non mi stancherò mai di ripetere che tutto il battage, sulla crisi della costruzione europea e sul risultato "sconcertante", costruito dai media intorno alle elezioni tedesche, dipende dal concetto cosmetico di "destra" che si è costruito per simmetria al (neo)concetto di sinistra ridotta alla promozione dei diritti cosmetici (qui, p.2, infine): l'idea-guida è assuefare l'opinione di massa alla prevalenza di minoranze sezionali "deboli" per rendere accettabile la prevalenza della minoranza di classe timocratica, come fatto compatibile con "l'essere di sinistra". 
In ciò sta il capolavoro del controllo mediatico del neo-liberismo e della idraulicizzazione della democrazia liberale, fatta passare come evoluzione naturale delle democrazie sociali in virtù della "globalizzazione" (che è invece un fenomeno di pervicace istituzionalizzazione intenzionale condotta dalle stesse elites e nient'affatto naturalistico).
...
Una volta capito che questa schematizzazione destra-sinistra non è fatta per descrivere la sostanza dell'evoluzione dell'UE ma per dissimularla, cioè per dissimulare i suoi fini originari, si capisce che, finora, la "costruzione" è stata un indiscutibile successo.
Ma proprio per questo, cioè per essere stata efficace ed efficiente nel rendere irrilevanti "i parlamenti" nazionali, e quindi il suffragio universale, ed assorbire la sovranità degli Stati in un "buco nero" da cui non dovesse più riemergere (v. qui, le ormai celebri parole di Amato), - proprio per costituire ciò la forma più efficace di restaurazione dell'ordine internazionale dei mercati, (cioè istituzioni sovranazionali fondate su: a) gold standard (ovvero valuta de-nazionalizzata con banca centrale indipendente "pura"; b) free-trade; c) flessibilità del mercato del lavoro)-, questo successo lascia inevitabilmente sul campo di battaglia una quantità di vittime che, nell'ideologia neo-liberista dei vincitori, sono assunte come "costi". 
Ma sono classificabili come costi solo in quanto le vittime (chiamate elegantemente "i perdenti della globalizzazione") sopravvivano fisicamente, continuando a gravare sull'efficiente allocazione delle risorse necessariamente scarse quali disoccupati e anziani improduttivi: nei prediletti termini malthusiani, se fossero fisicamente morte o MAI NATE, queste vittime sarebbero un asset
...E non a caso, la massa degli immigrati chiamati a sostituire i mai nati, i suicidati e i pensionati (di cui accorciare opportunamente le aspettative di vita) sono denominati "risorse": in effetti servono a ricostituire e possibilmente ad ampliare le fila dell'esercito industriale di riserva dei disoccupati e dei precarizzati, spingendo, attaverso una costante destabilizzazione sociale (che è il "costo" del successo, già messo in conto) verso la piena realizzazione del lavoro-merce (cioè della condizione di equilibrio teorizzata dai neo-ordo-liberisti come "flessibilità" che consente di negare persino il verificarsi periodico delle crisi, viste come mere fasi di aggiustamento verso gradi più intensi di flessibilità, come postulato della mai abbandonata visione teocratica della Legge di Say). 
...
Ribadiamo un passaggio di Wolf , dal post sopra linkato (p.9), che proprio perché scritto a maggio, cioè ben prima delle elezioni tedesche, mostra come il "cul de sac integrazionista" che si sarebbe creato ora è pura fantasia (dei media italiani in particolare):
"La soluzione alle divergenze di competitività che propone la Germania (ndr; e che piace agli spaghetti-liberisti sopra ogni altra cosa e, aggiungiamo, valeva ieri come vale oggi essendo del tutto indifferente il risultato elettorale), è che ognuno segua il suo modello
Nel 2016 tutti i membri dell'eurozona hanno così conseguito, eccetto la Francia, un surplus delle partite correnti (ndr; problemino non da poco...per Macron e la popolarità che ne ricaverebbe ove volesse accodarsi agli altri nel realizzare rapidamente, alla Monti, l'aggiustamento delle partite correnti). 
Il saldo corrente complessivo dell'eurozona è passato da un deficit dell'1,2% nel 2008 ad un surplus del 3,4% nel 2016 (ndr; complice un dollaro forte che, però, dopo un transitorio effetto elettorale "Trump", sta tornando sui suoi passi)."
...E dunque? Ecco: 
"Se la Francia fosse indotta in una prolungata deflazione competitiva, Marine Le Pen diverrebbe presidente alla prossima tornata
Macron deve chiedere ad Angela Merkel se la Germania sia disposta a rischiare questo risultato. Le "riforme" (ndr; del mercato del lavoro, beninteso) in Francia sono essenziali. E così lo sviluppo di istituzioni di condivisione del rischio (ndr; nella migliore delle ipotesi e al netto delle condizionalità  giugulatorie volute dai tedeschi, da realizzarsi al più nel 2024, a "Macron" ormai giubilato). 
Ma l'eurozona ha bisogno di un grande salto in avanti nelle retribuzioni dei tedeschi. Potrà accadere? Ho paura di NO (ndr; questa risposta logico-macroeconomica, cooperativa e anche democratico-sostanziale, non è più "praticabile" sol perché il malcontento sociale ha portato voti a AfD e...ai liberali)."
...
Sarà allora meglio rammentare in cosa consista, e sia sempre constistito, il capitalismo tedesco e quale sia stato sempre, ed invariabilmente, il suo ruolo, promosso dai veri fondatori USA del federalismo L€uropeo, all'interno della costruzione. 
Ci richiamiamo a uno scritto di Halevi, già più volte citato in questo blog, ma che oggi è straordinariamente attuale. (Halevi, va precisato, non è un keynesiano, tantomeno "post": ma è quantomeno un euro-realista, privo di illusioni sulla riformabilità dei trattati).
Appunto: da rileggere.

16 commenti:

  1. Far cambiare "atteggiamento" alla Germania senza una pistola sul tavolo, è moralismo da inetti. Campagna elettorale da chi preferisce tirare a campare che tirare le cuoia.

    È la Struttura sociale che plasma la morale individuale: è una panzana millenaria quella per cui diffondendo "sani principi morali" si fa un mondo migliore.

    È una cazzata. Proseliti di gente in malafede.

    L'etica sociale è sovraordinata alla morale individuale, e questa trova la sua prassi nella politica.

    Nel libero mercato non c'è politica .

    Esiste solo la barbarie dei rapporti di forza che promuovono la morale che sopravvive darwinisticamente dall'esperienza concentrazionaria e sterminazionista.

    I dieci comandamenti sono dati dal padrone allo schiavo: esiste solo il machiavellano fine SOCIALE da raggiungere con qualsiasi mezzo.

    L'inversione di ciò che è individuale con ciò che è sociale è parte della naturalizzazione della Storia: ossia parte della fenomenologia dell'alienazione.

    Con buona pace di Ognissanto.

    (Mio fratello, emigrato in Germania con tutta la famiglia, dopo aver capito che li tutto costa poco perché anche nei settori di punta i manager prendono meno che altrove, ha scoperto che tanto chi consuma come privato quanto chi ordina come impresa, vede recapitare la propria merce a mesi di distanza... lavorano così tanto che hanno strozzature dal lato dell'offerta inimmaginabili... mi diceva poi, sconsolato, dell'ignoranza diffusa a tutti i livelli. Le mie tre nipotine sono considerate geni, la minore è andata alle elementari un anno prima e sbadiglia in classe... la maggiore è l'unica che potrà frequentare il ginnasio tra le compagne. E non sono madrelingua. Mi raccontava pure imbarazzato che, anche se il mercato interno non può soddisfare gli ordini, piuttosto che rivolgersi al mercato italiano - settore "meccanica" - rimangono fermi con la produzione...)

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    1. "lavorano così tanto che hanno strozzature dal lato dell'offerta inimmaginabili" suppongo che sia ironico...
      Piuttosto ho potuto constatare che hanno i magazzini vuoti o semivuoti, perché, essendo debole la domanda (ormai anche estera, quantomeno €uropea), producono solo quando arriva l'ordine. E talora questo deve essere smistato a imprese distanti, in quanto la lavorazione è delocalizzata.

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  2. LA LINEA E' GOTICA
    (otc, Gotenstellung, poi Grüne Linie: Organizzazione Sauckel, Wermacht e Organizzazione Todt …)

    Si sa o si dovrebbe sapere - ricordando la Storia nelle declinazione della cronaca attuale - che è in atto da tempo lo sfruttamento pianificato del potenziale (e sottolineo non “capitale”) umano della comunità alla quale noi si appartiene.

    Non nazionalismi, populismi, settarismi, indipendentismi ... sovranismi ma la più semplice, basale e consapevole appartenenza ad una cultura poliedrica, variegata e (… a me “mi verrebbe) geniale manifestazione di una comunità che ha donato all'umanità intera significati e significanze fondamentali (sarebbe facile dispendersi nei “rivoli” dei significati e delle significanze) del quadrivium, senza nulla togliere a nessun altro contributo offerto alla conoscenza umana.

    Mi verrebbe, a “me” in questi inverni del nostro scontento, da ricordare come il 25 dicembre 1943, gli italiani poterono leggere sul «Corriere della Sera»:
    «Censimento in tutti i Comuni.
    Le carte annonarie saranno date soltanto a chi svolge un'attività utile: (..) In tutto il territorio della Repubblica Sociale Italiana ogni uomo valido tra i 16 e i 60 anni (osservazione da parte tedesca: è tacitamente inteso che vi siano comprese anche le donne) è obbligato a svolgere un'attività lavorativa, intellettuale o fisica, retribuita. Chi è disoccupato sarà avviato al lavoro per incarico del Commissario nazionale del Lavoro mediante convocazione. (.) A questo scopo, tutti i Comuni della Repubblica Sociale Italiana dovranno effettuare i preparativi necessari per il censimento».
    La data esatta e le modalità di esecuzione saranno rese note in seguito. «Il censimento serve, contemporaneamente, anche come base per l'assegnazione delle carte annonarie. Perciò chi non sarà ricompreso nel censimento non riceverà carte annonarie».

    Semplici affermazioni di CIO' CHE NON SIAMO E CIO' CHE NON VOGLIAMO.

    PUNTO

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  3. “Far cambiare "atteggiamento" alla Germania senza una pistola sul tavolo, è moralismo da inetti. Campagna elettorale da chi preferisce tirare a campare che tirare le cuoia.”

    Già caro Bazaar:

    Quanto all'eterna illusione di poter discutere con la Germania, valga questa citazione di Caffè, Crisi, occupazione, riconversione, «Quaderni di Fabbrica e Stato», n. 2, Cendes, sezione Economia e sindacato, Rosenberg & Sellier, Torino, 1977 (ora in La dignità del lavoro): "C’è una dichiarazione recente in cui l’economista americano J.J. Klein, che attualmente fa parte del gruppo dei consiglieri economici del presidente, ha cercato di indurre la Germania a rivalutare il marco del 10%.
    Il vicegovernatore della Banca Centrale di Germania è intervenuto per dire che, in regime di cambi flessibili, questa proposta è inaccettabile, perché si tratterebbe di una rivalutazione artificiosa del marco.
    Si capisce bene che si tratta di una ritorsione puramente polemica: infatti Klein intendeva ovviamente affermare che il marco era sottovalutato e che si poteva riportarlo a un valore che non fosse così dannoso per coloro che commerciavano con la Germania. È poi intervenuto, in altra sede, il governatore della Banca Centrale di Germania, affermando che l’esigenza essenziale del suo Paese è di ridurre il deficit del settore pubblico, in quanto eccessivamente elevato, nonché di tener presente che, nelle prossime contrattazioni sindacali, bisogna essere rigorosi perché c’è il pericolo che questo non solo accresca l’inflazione, ma riduca i programmi d’investimento delle imprese.
    Questo viene detto da parte della Germania. Il discorso sulla competitività internazionale, quando si ha a che fare con questi partner, appare del tutto anacronistico e, a mio avviso, non va accettato, perché ci fa tornare indietro di decenni: vale a dire, fa ricadere tutto l’onere del riaggiustamento sul debitore, senza tener conto delle responsabilità dovute alle posizioni creditorie eccessive."

    Davano risposte del genere agli americani negli anni Settanta, a noi oggi cosa potranno mai dire?

    https://orizzonte48.blogspot.com/2016/06/germania-anno-zero-zero-reflazione-e.html?showComment=1467237248140#c1529404971344663232

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  4. In fondo non voler attribuire alla Storia non dico un valore etico-vincolante, ma almeno un saggio appoggio d'ammaestramento come volevano i nostri Padri latini porta sempre e solo a questo: non capire la realtà del presente, confondere- ad arte o per ignoranza- tutto il passato e segnare già in senso negativo il futuro.

    Che tutto ciò accada nel paese di Vico dà forse il segno di quanto le élite attuali siano, oltreché criminali, completamente incolte e ignoranti.

    Tra Germania e Italia corre un abisso che il Cielo ha segnato con le Alpi: ogni volta che gli andiamo dietro (o sotto, a seconda del punto di vista) compromettiamo tutto. Il cosmopolitismo borghese è in fondo anche una buona pezza d'appoggio per nascondere la crassa stupidità coperta da boria superba di rentiers sociopatici e relativi lacché.

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    1. Paese che vai, monumento che trovi.
      Serve altro per capire?

      https://en.wikipedia.org/wiki/Hermannsdenkmal

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    2. Lessi due estati fa un bel libro sulla battaglia di Teutoburgo e l'esperienza romana in Germania.
      La mancata "romanizzazione" dei territori germanici pesa ancora oggi come un macigno sulle sorti d'Europa, e chissà senza Teutoburgo che cosa sarebbe stato l'Impero e la Germania.

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    3. Teutoburgo è un episodio sovrastimato ex post, da parte di chi ha potuto riraccontare la storia per trovarsi una legittimazione.
      Il punto vero è che, come per la Mesopotamia, e altre aree di confine orientale, la Germania nord-orientale era assoggettabile, ma non difendibile dalle invasioni da est e, per di più non presentava, all'epoca, un sufficiente interesse economico (per densità demografica, cioè forza lavoro schiavile acquisibile, e per importanza delle risorse naturali).

      Per le peraltro vaste province imperiali della Germania, la romanizzazione fu solida e alquanto profonda.
      D'altra parte, tracce omogenee di ciò sono mostrate dal permanere, - proprio presso i monasteri di un'area che dalla Svizzera va fin oltre alla Baviera e si estende, naturalmente all'Austria attuale-, della gran parte dei testi classici "riscoperti" dall'Umanesimo. Con risvolti spesso curiosi, per il "ribaltamento" che comportarono...
      https://www.libreriauniversitaria.it/dubbi-salai-monaldi-rita-baldini/libro/9788893880435)

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  5. Comunque siamo ben al di là del divide et impera: questo è imperialismo per procura.

    Lotta di classe ed imperialismo perdono gran parte delle differenze formali.

    Le ONG sono "non governative" quanto la Compagnia delle Indie.

    Mi sa che la vera differenza tra la Germania ordoliberista e quella nazista rimarrà, oltre alla sovrastruttura ideologica, l'uso diretto della violenza.

    Se l'anticomunismo in assenza di comunismo è la morte della coscienza democratica, l'antifascismo in assenza di fascismo è la morte e basta.

    Voglio dire, poi, la Costituzione vieta la riorganizzazione del partito fascista: quindi, ho è avvenuto un atto eversivo a nostra insaputa, o abbiamo masse di imbecilli che scendono in piazza perché nulla hanno capito.

    E lo stupido, magari prodotto in serie, è pericoloso quanto il pazzo.

    L'antifascismo oggi è collaborazionismo e delazione: l'antifascismo moralistico crea pericolosi invasati come durante il nazismo ma che si credono nel giusto come il cattolico osservante.

    Mentre ci trasformiamo in questo, gli agenti di influenza arruolano gli imbecilli dell'anticomunismo e dell'antifascismo per la strategia della tensione.

    Vabbè, la fine dell'età del ferro farà il suo bel repulisti... ma mi chiedo con che criterio!

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    1. Interessante quesito finale.
      Il criterio di una transizione fuori dall'età del ferro può essere uno solo: la realizzazione istituzionale dell'eguaglianza sostanziale in comunità sociali solidali in quanto dotate di armonica coesione interna (per la capacità di riconoscersi in una cultura, lingua e coscienza storica comuni).
      Comunità commercialmente e militarmente non aggressive verso l'esterno, ma (democraticamente) sovrane, perché capaci di proiettare verso il loro esterno la solidarietà, nello sforzo di coadiuvare le altre comunità a raggiungere il rispettivo equilibrio solidale.

      Naturalmente, ciò implica un'economia "della conoscenza", che espella dal panorama piscologico collettivo l'idea che il profitto e il suo accumulo misurino il valore dell'individuo e costituiscano la spinta indispensabile al "progresso".

      Ciò ci dice, molto schematicamente (e molto indicativamente), che il criterio selettivo dovrebbe fondarsi su Keynes e Veblen e ridimensionare radicalmente Schumpeter e Hayek (nelle loro ormai innumerevoli proiezioni pop e inerziali-imitative) nella formazione culturale (ad ogni livello organizzato e, soprattutto, in quello mediatico e accademico: problema pratico-quantitativo che è evidentemente enorme, allo stato attuale).

      Se si dovesse assumere che una trasformazione del genere possa realizzarsi, o comunque iniziare a manifestarsi univocamente, entro 5-7 anni, si deve accedere all'idea che ciò passerà per fasi drammatiche di conflitto "concentrato".

      Altrimenti, - se pure la transizione iniziasse a manifestarsi entro lo stesso periodo, ma in forme non univocamente riconoscibili dall'opinione di massa-, dovremmo attenderci una lunga fase di incertezza e di alterne vicende conflittuali.

      Lunga, naturalmente, rispetto all'arco della media della normale esistenza umana.

      (Questa è solo la proposizione iniziale che pone il tema: il suo sviluppo esige spazi e, ancor più, energie consapevoli di ampia portata...)

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  6. LEuropa è un regno meraviglioso in cui il confine tra fantasia e realtà, sempre molto labile, sotto elezioni cessa del tutto di esistere.

    Questo exploit del traghettatore ufficiale della sinistra europea dal socialismo all’europeismo, all’epoca del referendum francese sul trattato di Maastricht, a cui prevalse il SI per un soffio, può essere un utile promemoria: “Desperate to win last-minute points with the electorate in the rigged pre-referendum telethon starring Chancellor Kohl as The Hulk, he stared straight out at the imagined living-room audience watching the tube by the millions and told it a bald-faced lie: the future European Central Bank would not be run by a board of nonelected central bankers in Frankfurt but instead would take orders from the European Council representing member-state governments like France.”. (J. Gillingham, European Integration, 1950-2003, Cambridge U. P., Cambridge, 2003, pag. 288).

    Per aiutare a dare il giusto peso alle tante parole che sentiamo e sentiremo dagli euro fanatici.

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    1. Dai che oggi un economista accademico e super-eurista, su twitter, autonominatosi profondo conoscitore del paradigma costituzionale, all'obiezione che fosse concretamente impossibile rispettare l'art.36 Cost, perseguendo conti in pareggio e "riforme", ha risposto (rassicurante): "Ci stiamo lavorando"

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  7. “Le ONG sono "non governative" quanto la Compagnia delle Indie.”

    Infatti:

    Arturo29 giugno 2017 15:59

    Le ONG e la loro indipendenza politica: la garantisce pure il nome, no? Si tratta solo di capire da quale "governo". Un piccolo sguardo a un passato non remoto può fornire qualche elemento di riflessione:

    "Since 1992, United States Government democratic reform programs and public diplomacy programs, including training, and small grants have provided access to and training in the use of the Internet, brought nearly 40,000 Russian citizens to the United States, and have led to the establishment of more than 65,000 nongovernmental organizations [avete letto bene: c'è proprio scritto 65.000], thousands of independent local media outlets, despite governmental opposition, and numerous political parties."

    (La fonte, per la cronaca, non è un sito "complottista", ma il Congresso americano.)

    Insomma, indipendenti da un governo non vuol dire indipendenti da tutti gli altri...

    https://orizzonte48.blogspot.com/2017/06/res-publica-delenda-est-tra-emergenze.html?showComment=1498744743868#c8444874278201709186

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  8. … Noi possiamo leggere, per esempio, sotto la penna di uno dei più smaccati servitori della borghesia francese di oggi, il Malraux, frasi di questo genere: “L'uomo diventa tanto più uomo quanto meno è unito al suo paese”. Anche la propaganda hitleriana era basata come quelle americana di oggi, su questo stesso dualismo. IL POPOLO TEDESCO, PARLAVA DI SÉ COME DI UN POPOLO ELETTO, POPOLO DESTINATO A DOMINARE IL MONDO; QUANDO SI RIVOLGEVA AGLI ALTRI POPOLI, PARLAVA VICEVERSA DI EUROPEISMO.

    Io vorrei ricordare in questa nostra discussione le parole che scrisse nel 1941 un eroe e un martire della Resistenza francese a questo proposito, in una delle riviste più autorevoli della cultura francese, “La Pensée”. Leggo parole che Giorgio Politzer scriveva su un fascicolo clandestino de “La Pensée Libre” nel 1941 e che si attagliano al caso nostro.

    “Noi non abbiamo bisogno - diceva parlando in polemica con gli hitleriani e interpretando il concetto hitleriano - non abbiano bisogno di tante nazionalità in Europa. La loro esistenza è perfettamente assurda. Dal punto di vista “dell'organizzazione razionale dell'industria” due nazionalità sono sufficienti, una per gli sfruttatori e una per gli sfruttati, una per i padroni e l'altra per gli schiavi. Francesi, Belgi, Olandesi, Russi, Polacchi, Cechi, Serbi, Bulgari, Sloveni, Croati, Rumeni, Albanesi, Bosniaci, Ungheresi, Turchi, Norvegesi, Svedesi, Danesi, Finlandesi, Portoghesi, Inglesi e anche Italiani e Spagnoli, costituiscono un lusso. È necessario capire.

    Questi popoli hanno il loro assurdo sentimento nazionale e le loro assurde aspirazioni patriottiche. Poiché è bene il termine “assurdo” che bisogna adoperare. Ne risultano perturbazioni nella produzione, quindi una diminuzione di rendimento.... Le cause di spreco e di “diminuzione di efficienza”, che rappresentano il sentimento nazionale e le aspirazioni patriottiche degli schiavi devono dunque essere eliminate.

    Per sopprimere le lotte nazionali bisogna sopprimere le nazioni. BISOGNA DUNQUE CHE “LA TECNICA TEDESCA DI PROVATA SUPERIORITÀ” INTERVENGA PER CREARE, DOPO IL PIATTO UNICO PER I TEDESCHI, LA NAZIONALITÀ UNICA PER I POPOLI OPPRESSI.

    A titolo di consolazione, questa nazionalità unica destinata agli schiavi può chiamarsi “LA NUOVA NAZIONALITÀ EUROPEA”
    ” [L. BASSO, Il discorso di Lelio Basso (13 luglio 1949),, in Il dibattito sul Consiglio d’Europa alla Camera dei deputati, Mondo Operaio, 10 settembre 1949, n. 41, 3-4].

    Con l’elite neo-nazista non ci sono vie di mezzo.

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  9. Scusate, non funziona l'ultimo link del post: Di tale paper consiglio un'attenta rilettura - grazie

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  10. Stamani alle 8 il ministro Calenda, ospite della trasmissione Agorà su Rai3, ha parlato dei perdenti della globalizzazione che, in futuro, dovranno essere considerati da un PD di governo che fino ad oggi ha pensato più ai vincenti!

    Poi ha auspicato il superamento della fase di rottamazione per aprire una fase di costruzione.

    Poi, dopo poche ore, sempre il ministro Calenda annuncia il salvataggio di 300 lavoratori della Ideal Standard che, con l'aiuto di 30 milioni di fondi pubblici, passeranno dalla realizzazione di prodotti in ceramica per l'arredo bagno alla produzione di san pietrini in gres-porcellanato, con contenuti di scarto, esattamente ceneri di scarto, (che ceneri? scarto di cosa? Ci saranno rischi per la salute dei lavoratori e dei posatori e dei cittadini mah?! Chissà?! forse?!).

    Tanto più che questi materiali sia i san pietrini sia gli arredi urbani saranno presumibilmente venduti alle amministrazioni pubbliche. Ma che bel salto tecnologico per questi poveri lavoratori, neanche gli ebrei in Egitto erano trattati così quando furono costretti dai Faraoni ad impastare paglia e fango per fare mattoni. Di certo Calenda, già adottato dal faraone "Americo", un vincente della globalizzazione, non è Mosè!

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